Molto
non si può fare ma il poco va fatto
Di
Carlo Pelanda (12-5-2008)
In Italia è prioritario ricapitalizzare le
famiglie con stipendi troppo bassi per farle tornare sopra la soglia di
sopravvivenza. Il governo Berlusconi ha riconosciuto l’emergenza e si appresta
a varare provvedimenti conseguenti: (a) detassazione degli straordinari, in
misura che potrà tornare alle famiglie più bisognose tra i 300 ed i 600 euri
all’anno; (b) taglio selettivo dell’Ici per alcune categorie, cosa che potrà
aggiungerne un paio di centinaia; (c) riduzione di alcune tasse indirette
fisse, quali i bolli automobilistici, ecc. In sintesi, le famiglie italiane più
a disagio in realtà dovrebbero poter
contare su un aumento della capacità di spesa che mediamente andrà dai 700 ai
1.000 euri annui. Basterà per rimetterle in grado di arrivare a fine mese? Aiuterà,
ma non basterà e ci vorrà altro. Infatti tra le cose promesse apertamente e
quelle in studio più riservatamente, si prospetta un taglio di spesa pubblica –
usando il metodo della detassazione – di almeno 10 miliardi. Da un lato è certo
che il governo vorrà fare tutto il possibile per almeno tamponare l’emergenza
salari (e pensioni). Ma ci sono dubbi, speriamo presto dissipabili, sul fatto
che ci riesca sul piano degli equilibri di bilancio. Inoltre i sindacati stanno
minacciando frizioni sulle modalità per la detassazione degli straordinari.
Valutiamo.
Il governo
Prodi ha certamente tentato di mantenere in ordine i conti pubblici, riducendo
il deficit annuo secondo le linee imposte dalla Ue, ma aumentando la spesa
pubblica in relazione al gettito fiscale crescente dato dalla buona crescita,
trainata dal mercato globale e dalla recuperata competitività esportativa delle
aziende italiane nel biennio 2006-07. In sintesi, la spesa pubblica è arrivata ad
un punto tale produrre deficit se la crescita ed il relativo gettito (Irpef,
Iva, ecc.) cala in relazione al gettito 2007. Nel 2008 e 2009 la crescita del
Pil sarà bassa, questo anno attorno all’1%, la Ue vorrà, senza flessibilità possibili, una
riduzione ulteriore dello spazio di deficit sotto il 2% (dal 2,5 e più attuale,
in rigonfiamento) per il suo piano di arrivare al pareggio di bilancio nei
Paesi dell’eurozona entro il 2010/11. In queste condizioni non sarà facile per
il governo trovare anche la “piccola” (in relazione ad un bilancio statale sui
600 e passa miliardi) cifra di una decina di miliardi da tagliare per tornarli
alla gente in forma di detassazione. Per la defiscalizzazione specifica degli
straordinari, poi, i sindacati si stanno mettendo di traverso in quanto temono
di perdere potere contrattuale in base alle modalità della misura. Inoltre
pensano che più straordinari riducano la domanda di nuova occupazione. C’è
quindi il rischio che la misura venga annacquata in fase negoziale. Infine,
come detto in apertura, anche se tutto andasse liscio, comunque alle famiglie
bisognerebbe tornare qualcosa di più per rimetterle in equilibrio. Cosa?
Riduzioni, non facili sul piano tecnico, del carico dei mutui, del prezzo dei
combustibili, ecc. Forse per questo Tremonti ha iniziato una pressione
“preventiva” contro banche e petrolieri, probabilmente, per indurli a prendere
iniziative di autoriduzione dei profitti. Vedremo, ma al momento sembra utile
raccomandare: (a) al governo, di non esitare a tagliare spesa anche affrontando
un dissenso che comunque sarebbe minore di quello dei delusi; (b) ai sindacati,
di capire che si tratta di un emergenza e di non esagerare con i freni; (c) a
tutti noi di esprimere un’opinione consapevole del fatto che il governo non può
fare un massimo, ma che deve fare almeno il minimo necessario per gestire
l’emergenza.
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